Antonin Tron presenta la sua linea alla PFW per la prima volta nel 2017 e da allora non smette di stupirci. Nel 2018 vince il premio ANDAM. Amante del surf, del lusso, della sostenibilità e attivista di Extinction Rebellion, Tron non è il classico designer. Gestire un brand sostenibile può mettere a dura prova, ma tutti siamo sicuri che Antonin ha la stoffa per farcela. Collaborando con fabbriche locali, attingendo a materiali a km0 e utilizzando tessuti innovativi, Atlein vuole avere un impatto positivo sull’ambiente, dimostrando che non c’è motivo di danneggiare il pianeta per lavorare nel lusso.
Hai chiamato il tuo brand Atlein in onore all’Oceano Atlantico. Puoi dirci di più sul tuo rapporto con la natura?
Certo. Il nome del brand fa riferimento proprio all’Oceano Atlantico e a tutte le sensazioni che suscita. Faccio molto surf e mi piace stare nella natura. Fare surf mi fa vivere sensazioni primitive che mi rendono in perfetta sintonia con la natura. Credo che questo influenzi molto il modo in cui disegno i vestiti, con un focus sul corpo, sull’energia e sul movimento. Sono cresciuto a Parigi e non sono mai stato particolarmente interessato alla moda. Avevo iniziato a studiare letteratura moderna e sono sempre stato affascinato dalla biologia e dalla zoologia (sempre stato un grande fan dei primati). Ho viaggiato molto per dare il mio contributo a progetti di tutela animale e di eco-turismo in Uganda, Indonesia e Cambogia. Adesso cerco di ridurre al minimo i viaggi molto lunghi in aereo.
Hai deciso di seguire uno stile di vita sostenibile oppure tutto è iniziato in modo naturale fin dall’infanzia?
Ho creato Atlein perché credo fermamente si possa costruire un brand rispettando persone e ambiente. Facciamo il possibile per creare senza distruggere. Al centro dei miei lavori ci sono il design tradizionale e i miei valori. Mia madre mi ha insegnato fin da piccolo a preoccuparmi del pianeta.
Puoi dirci di più sui metodi sostenibili che il tuo brand adotta? Questa filosofia coinvolge tutto lo staff?
Atlein vuole creare un sistema industriale con un impatto positivo, concentrandosi sull’approvvigionamento locale e sulla produzione a basso impatto ambientale. Per ogni collezione vengono selezionati vari tessuti tradizionali, riciclati e innovativi, come la pelle vegana e il twill di nylon realizzato con bottiglie di plastica riciclate. Non sto dicendo che siamo un’azienda del tutto sostenibile: è molto difficile esserlo al 100% ancora… gran parte delle aziende che si dichiarano interamente sostenibili fanno solo greenwashing. Dal canto nostro, in termini di approvvigionamento e produzione, abbiamo fatto del nostro meglio per trovare soluzioni eco-compatibili sin dall’inizio. Per la realizzazione dei capi ci rivolgiamo a una fabbrica francese a conduzione familiare: li conosco tutti da anni e sono straordinari. Le donne possono svolgere parte del lavoro direttamente da casa, se necessario. Credo sia un ottimo modello lavorativo. La responsabilità sociale è essenziale per me. Si tratta di assicurarsi che tutti nella catena di produzione vengano trattati e pagati in modo equo. Si parla molto di sostenibilità, ma ciò che è davvero importante per me è creare un sistema economico virtuoso e rispettoso, in cui le imprese indipendenti possano sopravvivere e lavorare a livello locale.
In più, spesso il cotone viene definito biologico, ma in realtà, in gran parte viene raccolto dai bambini in Bangladesh: anche questo non è nient’altro che greenwashing. Noi, invece, puntiamo tutto sul Made in France. Raggiungeremo una dimensione sostenibile soltanto con un’economia equa e con una riduzione dei trasporti. Il 60% del materiale che utilizziamo proviene da scarti. Chiediamo esclusivamente scarti presenti in quantità sufficiente per la produzione. Se non ce ne sono abbastanza, cerchiamo di offrire una qualità diversa ai nostri clienti. Fin dai primi giorni abbiamo appoggiato l’idea dell’upcycling: non è così semplice creare cose diverse con quello che già hai, soprattutto per i colori che si ripetono. Il 20% dei nostri materiali è costituito da fibre riciclate, come il poliestere con certificazione (New Life è un sistema unico, completo e certificato per il poliestere riciclato), ed è stampato o jacquard: purtroppo non abbiamo trovato un modo migliore di lavorare con disegni speciali. Non spediamo grucce e utilizziamo materiali riciclati anche per l’imballaggio. Limitiamo i trasporti il più possibile fin dalla prima stagione.
Altri brand o designer sostenibili che ammiri?
Tutti quelli che stanno cercando soluzioni per creare in modo rispettoso. Purtroppo però ci sono troppe aziende che fanno greenwashing in giro…
Fai parte del movimento Extinction Rebellion e hai ospitato alcuni meeting del gruppo proprio nel tuo atelier. Che cosa rappresenta per te? Credi che le nuove generazioni abbiano capito la necessità di prendersi cura del pianeta?
Sono profondamente contrario alla passività del governo nei confronti del riscaldamento globale, della distruzione degli ecosistemi e delle ingiustizie sociali. Credo in un profondo cambiamento della società per un mondo più giusto e una vita in armonia con l’ambiente. Penso sia il momento di pensare in modo ottimista. Penso che la crisi climatica non sia soltanto questo: è una vera crisi socio-politica e ambientale. Siamo arrivati al punto di non ritorno. Cosa faremo del poco tempo che ci resta? Questo farà la differenza per sempre. Ecco perché sono un attivista: voglio lottare per il cambiamento proprio adesso, perché non c’è rimasto tempo.
Ci sono altre organizzazioni che rispecchiano i tuoi valori?
Il 5 ottobre 2019 Extinction Rebellion ha organizzato l’occupazione dell’Italie 2 Mall a Parigi con Comité Adama, Yellow Vest, Youth for Climate, Comité de Libération et Autonomie Queer, Radiaction, Terrestres, Cerveaux Non Disponibles, Désobéissances Écolo. Questa protesta non violenta con valori anti-capitalisti è stata senza precedenti nella storia della tutela ambientale. Io mi schiero contro ogni sistema che predichi la disparità fra le persone.
Qual è la parte più difficile del creare prodotti di lusso in modo responsabile?
Credo sia la selezione dei tessuti… è un settore molto inquinante il nostro e dobbiamo impegnarci a produrre tessuti che abbiano un minor impatto ambientale: si tratta comunque di quantità…
Che ruolo ha l’upcycling all’interno del processo di design?
Lo considero il primo step: cercare di esercitare la mia creatività su quello che già ho.
Qual è lo scopo di Atlein?
Offrire una valida alternativa alle appassionate di moda puntando sulla qualità e sull’integrità. L’estetica delle collezioni si appoggia su toni sfumati, capi creati a mano e modellazione sul corpo di donne vere. L’approccio fisico è centrale nel mio processo creativo.
Per quali donne disegni?
Per donne dinamiche e indipendenti in cerca di una nuova idea di lusso, lontana da loghi e pubblicità. Mi piace creare abiti con una struttura elaborata ma senza includere zip e troppi dettagli.
Con chi vorresti collaborare?
Con l’artista Tomas Sareceno
Molte persone stanno rivalutando il loro stile di vita. Che impatto ha avuto la pandemia su di te e su Atlein? Farai alcuni cambiamenti? Cosa ti manca di più? C’era qualcosa che davi per scontato?
Credo la pandemia abbia rafforzato le mie convinzioni: andremo avanti per la nostra strada rispettando i nostri valori.
Cosa possono fare gli altri brand per essere più sostenibili? In che modo il settore della moda può migliorare?
Non credo di avere la risposta a queste domande. Sicuramente, però, dobbiamo tutti fare di meno e farlo meglio.
Cosa pensi della politica attuale e cosa può fare la moda per essere più inclusiva?
In realtà stiamo già assistendo a enormi cambiamenti in tal senso! Erano inevitabili e assolutamente necessari.
Quant’è importante per te far parte di LVR Sustainable e perché?
Credo sia bellissimo che LVR supporti questi valori e promuova persone che stanno cercando soluzioni in materia. Credo tutto questo derivi dall’autentico desiderio di vedere il mondo intero cambiare. È fantastico potersi unire a voi in questo scopo!
Un ringraziamento speciale ad Antonin Tron.