Per celebrare l’8 marzo, la Giornata internazionale della donna, abbiamo intervistato alcune delle designer e CEO dei brand più attuali del momento.
È difficile essere un’imprenditrice?
Amo il mio lavoro: ho la fortuna di essere a contatto con persone incredibili e stimolanti ogni giorno. Certo, questo ruolo comporta un’enorme responsabilità, qualche volta può essere un po’ pesante, ma traggo l’energia necessaria dal mio team, che mi supporta quando il carico di lavoro è insostenibile.
Hai mai incontrato ostacoli dovuti al fatto di essere donna?
Due anni fa, quando stavo promuovendo AÉRYNE, ai meeting incontravo soltanto uomini. Una volta mi chiesero: “come fai ad essere così sicura di te?”. Non credo che ad un uomo avrebbero chiesto la stessa cosa nel bel mezzo di un pitch.
Il tuo motto è “dare potere alle donne attraverso lo stile”. Puoi dirci qualcosa di più?
Avendo lavorato a lungo come fashion buyer prima di creare AÉRYNE ho avuto l’occasione di viaggiare spesso in India. Me ne sono innamorata e fin da subito mi sono interessata alle sfide e alle possibilità che hanno le donne indiane. Sapevo che se avessi creato il mio brand, avrei voluto aiutarle partendo dall’istruzione. Per questo nasce AÉRYNE ACADEMY, il nostro fondo dedicato all’istruzione femminile. Tutto questo, la produzione di abbigliamento e la beneficenza, concretizza il nostro motto.
Qual è il capo irrinunciabile che ogni donna dovrebbe avere?
Un bel tailleur. Niente può tirarmi su il morale come il mio completo preferito.
Quali sono le figure femminili a cui ti ispiri?
Sono così tante le donne che ammiro… Giovanna Engelbert, Arianna Huffington, Michelle Obama e Cristina Stenbeck sono solo alcune.
Come ci si può aiutare fra donne?
Dobbiamo supportarci sempre! Non siamo rivali, ma alleate.
Come vi siete incontrate e come avete deciso di creare BY FAR?
Io e Sabina siamo gemelle, Denitsa è una delle nostre migliori amiche da molti anni. Dopo aver avuto i nostri figli, il progetto BY FAR è nato durante un pranzo insieme. Due settimane dopo aver lanciato la collezione nel giugno 2016, il nostro brand è apparso su British Vogue ed è stato scelto da alcune delle più rinomate boutique di Londra. Da quel momento in poi è stato un successo!
Quando e perché avete deciso di disegnare borse?
Le borse sono sempre state una nostra passione. Abbiamo lavorato al progetto per quasi due anni prima di presentarlo, cancellando alcune collezioni nel corso del tempo. Il nostro stile celebra le tendenze della fine degli anni ’90 e degli inizi degli anni 2000. BY FAR è stato uno dei primi brand a re-introdurre la borsa ‘baguette’, sold out in sole due settimane.
Borse o scarpe?
Impossibile scegliere: sarebbe come decidere qual è il tuo figlio preferito.
È difficile essere imprenditrici? Avete mai incontrato ostacoli dovuti al fatto di essere donne?
È molto dura. Siamo tre giovani donne molto impegnate su tutti i fronti. In molti dubitavano del nostro successo pensando che fosse solo questione di fortuna, oppure che fosse opera dei nostri genitori. Qualcuno ha pensato che ci avessero aiutati i nostri mariti, ma mai nessuno ci ha chiesto se fossero state le nostre madri ad aiutarci. Siamo orgogliose di dire che, invece, è tutto merito nostro.
Quali sono le donne a cui vi ispirate?
Ammiriamo molto le imprenditrici che si trovano a gestire business simili al nostro in questo momento: Emily Weiss, Founder & CEO di Glossier Inc, Kylie Jenner e le gemelle Olsen. Stanno cambiando i meccanismi del mercato e ben rappresentano quello che le donne vogliono nel mondo di oggi.
Come ci si può aiutare fra donne?
Dobbiamo aiutarci a vicenda e non lasciarci intimidire da nessun uomo.
Perché vi siete ispirate ad una figura mitologica per il nome del brand?
Nella mitologia greca, Medea è spesso associata alla stregoneria e agli enigmi. In particolare, ci siamo ispirate alla ‘Medea’ di Pasolini, interpretata dall’impeccabile Maria Callas.
Le borse Medea sono semplici ma d’impatto. Come inizia il vostro processo creativo?
Creando una versione ‘lussuosa’ della classica borsa per ogni giorno, abbiamo voluto lanciare una sorta di provocazione: è incredibile come reagiscono le persone quando hanno fra le mani una delle nostre borse per la prima volta.
Quando e perché avete deciso di disegnare borse?
Circa un anno fa. Abbiamo sempre sognato di realizzare qualcosa insieme, ma i nostri precedenti lavori non ce lo permettevano. Avendo acquisito una consapevolezza artistica più forte, abbiamo deciso di unire le forze e trasformare la nostra passione in un vero e proprio business.
Può una borsa rappresentare una donna?
Crediamo il contrario.
È difficile essere imprenditrici? Avete incontrato ostacoli dovuti al fatto di essere donne?
Lavoriamo insieme da dieci anni, questo è ciò che ci rende più forti. È bello vedere che le persone ci rispettano e apprezzano il nostro modo di comunicare fuori dagli schemi.
A quali figure femminili vi ispirate?
Apprezziamo le donne che hanno il coraggio di cambiare le dinamiche del proprio settore, come Maria Callas e Michelle Obama. Ammiriamo le donne che non si sentono obbligate a sposarsi e ad avere figli quando raggiungono i 30, solo perché la società glielo impone.
Come ci si può aiutare fra donne?
Ricordandoci che possiamo realizzarci sul piano personale in modi diversi.
Descrivi Wandler come un brand che incarna la femminilità moderna. Cosa intendi?
Nella fase di design, cerco di progettare accessori funzionali ma eleganti che possano completare il look delle donne moderne.
Quando e perché hai deciso di disegnare borse?
Non ho mai trovato un brand che offrisse borse semplici ma con carattere. Sognavo accessori che unissero il gusto femminile al design androgino. È così che nasce la nostra collezione alla fine del 2017, grazie alle persone giuste, alle opportunità colte e alla disponibilità delle risorse.
Qual è la tua ‘It bag’?
Tutto è cominciato con la Hortensia, una delle bestseller. La Yara, invece, credo sarà l’accessorio cult di questa stagione.
È difficile essere un’imprenditrice? Hai mai incontrato ostacoli dovuti al fatto di essere donna?
Non è sempre facile, tuttavia non ho mai avuto problemi di questo tipo. Purtroppo ancora oggi alcune donne non vengono trattate con il dovuto rispetto…
Quali sono le figure femminili a cui ti ispiri?
Le donne che ammiro sono molte e diverse fra di loro. Sono tutte donne forti che hanno un’opinione personale. Mi vengono in mente Sofia Coppola, Cher e Diana Vreeland.
Come ci si aiuta fra donne?
Mostrando la propria forza ma anche la propria vulnerabilità. Dobbiamo essere orgogliose di essere donne e fiere di poter ricoprire così tanti ruoli allo stesso tempo.
È difficile essere un’imprenditrice? Hai mai incontrato ostacoli dovuti al fatto di essere donna?
Mi reputo fortunata ad essere un’imprenditrice nel settore della moda. Per come la vedo io, sono le donne a dettare le regole in questo campo e sono onorata di avere il loro supporto. So bene che esistono dinamiche diverse in altri settori, ma per fortuna non fanno parte della mia quotidianità.
Che impatto hanno avuto le tue esperienze professionali e il tuo approccio al design sull’identità e l’estetica di Yuzefi?
Ho studiato e lavorato nel ready-to-wear e mi sono innamorata dei pellami nel periodo in cui creavo oggetti per editoriali commissionati per Patti Wilson, Steven Klein e Hedi Slimane. Non avevo mai disegnato borse prima e mi ispiravo perlopiù ad ambiti esterni al mondo della moda. Per esempio, l’interior design è sempre stata una fonte d’ispirazione importante per il legame che esprime fra materiali, forme e funzioni.
Qual è la tua ‘It bag’?
La Mini Delila è la nostra icona di stile ed una delle più apprezzate: una borsa di piccole dimensioni, perfetta dal giorno alla sera.
Può una borsa definire una donna?
In passato era il marchio a definire una donna, oggi è lo stile a prevalere. Minimal o eccentrici, i dettagli dei nostri accessori possono rappresentare perfettamente la nostra personalità.
Quali sono le figure femminili a cui ti ispiri?
Ammiro molto Lee Miller, Elsa Schiaparelli, Miuccia Prada e Frida Kahlo per la loro visione avanguardista, ma prendo spunto soprattutto dalle trendsetter meno conosciute e dalle persone più vicine a me.
Come ci si può aiutare fra donne?
Nei primi tempi di Yuzefi ho imparato dalle donne a cui ho insegnato, questo ha avuto un incredibile impatto sull’immagine attuale del brand. A volte noi donne riusciamo ad essere molto auto-critiche: dobbiamo supportarci a vicenda, riconoscere e valorizzare le qualità e i punti di forza di ognuna. Credo che i traguardi delle donne che hanno raggiunto i loro obbiettivi siano un input e uno stimolo per quelle che vogliono seguire un percorso simile.
Un ringraziamento speciale a Siri Vikman, Valentina Bezuhanova, Camilla e Giulia Venturini, Elza Wander e Nazanin Yousefi.